La potenza di internet. Con YouTube, Myspace e simili che senso hanno ormai le normali classifiche musicali di hit parade? 50.000 download per gli HugaFlame e disco di platino anche se senza incassare un euro. “Non ci abbiamo guadagnato un euro – dicono i tre componenti del gruppo – a regalare online il nostro disco. Ma l’obiettivo era fare arrivare Facce da Huga dappertutto, e ci siamo riusciti” – affermano all’Ansa. La strategia di comunicazione condotta dall’agenzia PropaPromoz ha permesso quindi di portare alla notorietà su internet giovani sconosciuti. L’uso pianificato di marketing virale ha dato la possibilità ai due giovani di creare un “brand musicale” che è approdato già su MTV a partire dall’8 maggio.

Come dire: se conosci il “new media”, emergi.

Il video degli HugaFlame “3 Minuti”

Il gioco è chiaro: pubblicizzare un film al cinema si usa internet e molte allusioni sessuali. Mi riferisco alle scelte di marketing di molte major del settore cinematografico che fanno lanci pubblicitari, sottoforma di comunicati stampa alle principali testate, per attrarre visitatori e quindi possibili spettatori al cinema. Oggi troviamo ad esempio in prima pagina il bacio saffico della Bellucci, poi la scena di sesso tra Moretti e la Ferrari in Caos Calmo, Scamarcio e ancora la Bellucci, e così via. Internet infatti grazie alla sua interattività permette, tramite l’utilizzo di video virali, la diffusione di materiale audio/video di breve durata che attira possibili “clienti” per il film da lanciare. Il rimbalzo tra i vari siti, più o meno gossippari, è quello che in gergo è il brusio della rete (buzz marketing). Ma perchè scegliere quei due secondi di sesso per lanciare un film? Quiz da zero euro. Il sesso è l’argomento più ricercato su internet (nonostante le statistiche mensili di Google… ripulite) ed è anche uno dei cinque argomenti, insieme ad esempio a sport e soldi, che troverete sempre sulle pagine dei quotidiani/riviste visto che fa audience. Alla fine però il trucco viene scoperto anche perchè gli scandali montati ad hoc di solito si sciolgono come neve al sole quando si va in sala.

Si chiama Piergiorgio “Zibri” ha 38 anni ed è l’inventore dello Ziphone ovvero di quel software che permette sbloccare l’Iphone. In termini tecnici è possibile tramite questo software liberare il proprio Iphone dai vincoli imposti dalle singole compagnie telefoniche. Ma il tema è un’altro. Per motivi di lavoro ho contattato Zibri per fargli un’intervista per il prossimo numero di Focus.it, la newsletter del Registro.it. Dopo aver passato vari stadi di filtraggio, tra cui anche una pseudo-segretaria dall’acronimo di “Tissy”, finalmente era arrivato il momento di poter parlare con il mago dell’Iphone. Peccato che è stata un’intervista impossibile. Zibri infatti ha rifiutato le mie domande dicendomi che già gli erano state poste da Panorama e La Stampa. Complimenti atteggiamento Web 2.0. “Che diamine, non puoi farmi le stesse domande!”, “leggiti le altre interviste!”. E con questo mi ha liquidato lasciando in panne il lavoro di una redazione che poi l’ha efficacemente sostituito con persone più cortesi e competenti. Ognuno è libero di fare quel che vuole ma domandare è lecito, rispondere è cortesia. Da un grande informatico come te non me l’aspettavo…

Più di metà dei membri del governo non ha un sito nè un blog per poter comunicare direttamente con i cittadini. Il primo esperimento “new media” della nuova legislatura riguarda Michela Vittoria Brambilla. Su YouTube infatti spopola il servizio della Gialappa’s Band dove si ripercorrono gli inizi televisivi dell’attuale sottosegretario con delega al turismo. Se fossimo stati negli Stati Uniti avremmo parlato di controinformazione. Che comunque genera brusio in rete. In questo caso infatti non è detto che l’effetto sia necessariamente negativo: portare a parlare l’opinione pubblica e la rete di un personaggio può renderlo più vicino (ai giovani), più popolare e in generale più simpatico. La notorietà e la ribalta si conquistano anche a suon di piccole brutte figure. In questo caso il brusio in rete potrebbe rendere la Brambilla forse un po’ più simpatica. Scommettiamo che … il video farà qualche centinaio di migliaia di visite in poco tempo?

C’era un tempo in cui funzionava il pay per click. Sui motori di ricerca il gioco era abbastanza semplice: scegliere una serie di parole chiave attinenti al sito internet per creare traffico, utenti e quindi potenziali clienti. Questo era il search marketing, qualcosa di simile alle antiche Pagine Gialle. Se cerchi trovi. Oggi l’evoluzione della pubblicità è il display advertising. Non più soltanto parole chiave e siti internet ma anche correlati. Ovvero: se cerco “auto a Milano” nella pubblicità improntata sul search marketing mostrerò i siti internet legati ai concessionari di auto a Milano. Con il display advertising posso iniziare a mostrare anche qualcosa di correlato come ad esempio un autolavaggio o il sito internet di un meccanico o gommista. L’idea è quella di aumentare le potenzialità del proprio brand legandolo idealmente e concettualmente ad una serie di beni/servizi correlati. Se questo genera dei benefici dal punto di vista del brand tuttavia in molti sono scettici sull’effettiva conversione del visitatore in cliente. Probabilmente l’utente che cerca un’auto a Milano potrà guardare anche il sito dell’autolavaggio ma solo per breve tempo senza poi effettivamente divenire subito cliente. L’autolavaggio però ha consolidato un cliente in termini di brand: qualora lo stesso utente cercasse in futuro un autolavaggio potrebbe già avere un contatto indotto nel momento in cui cercava l’auto. Le critiche a questo sistema si basano sull’abbassamento del CTR (click through): ovvero un numero alto di impressioni con un numero basso di click. Anche le conversioni e ROI (Return Over Investment) non saranno eccezionali in quanto non c’è la tendenza ad acquisire subito il cliente. Il display advertising è però una forma evoluta di ADV molto interessante per chi dispone di capitali da investire nella pubblicità on line in quanto permette di brandizzare: se avete i soldi fatelo, altrimenti lasciate perdere.

Playboy, un’altra vittima dell’evoluzione di internet. La celebre azienda famosa in tutto il mondo per nudi, porno e playmate batte cassa. Il primo trimestre ha fatto registrare infatti una perdita di 3,1 milioni di dollari su un fatturato di circa 78 milioni. Le cause della crisi di playboy, ma a quanto pare del porno “classico” in generale, sono da imputare a internet.


La diffusione dei video, degli spazi privati delle Webcam e delle piattaforme di condivisione di contenuti video gratis come YouPorn sta  mettendo a dura prova il mercato delle aziende distributrici di hardcore e softcore. Playboy del resto può salvarsi grazie al brand che ormai da cinquant’anni sforna mensilmente nudi e figurine erotiche di “alto livello”. Ma per il resto dei distributori la diffusione di internet e dei contenuti gratuiti ha avuto un effetto negativo sulla vendita di cassette porno, contenuti in streaming a pagamento e call center erotici.  La ricetta per salvarsi è sempre la stessa: diffondere contenuti gratuiti guadagnando sulla pubblicità indiretta.

Dai 3000 ai 5000 feriti. Sono queste le stime del terremoto in Cina. La violenza della catastrofe ha raggiunto il 7,8 della scala Richter. I dati sono però molto sfuggenti. E forse sarebbe meglio intercettare qualche blog per avere la cronaca diretta di questa calamità. Le stime infatti crescono di ora in ora e come nel caso di Myanmar solo nei prossimi giorni potremo sapere quali sono i dati reali del terremoto.
Alla caccia di casi di reporter diffuso segnaliamo questo primo video preso da YouTube del Terremoto in Cina. Gli studenti dell’università del Sichuan filmano gli attimi tremendi del terremoto avvenuto alle 2:30 locali.

Roma, 8 maggio 2008. Al Gore presenta la nascita in Italia di Current Tv, la prima televisione “ibrida” creata dagli spettatori. Come una semplicissima Web tv Current Tv proporrà un palinsesto di video votato dagli spettatori. Ma la tramissione non avverrà soltanto sul web, ma anche sulla piattaforma sky al canale 130. E’ il primo esperimento di televisione sociale in un paese non anglofono. Al Gore promette libertà di contenuti e di informazione. Il direttore della di Current italia sarà Tommaso Tessarolo, uno dei pionieri in Italia della WebTv, già fondatore di N3TV. Current tv sarà la risposta a YouTube? Staremo a vedere. Per il momento tutti, a partire da Google in giù, stanno tentando di instaurare un dialogo tra internet e tv e per il momento i risultati non sono stati eccelsi. Al Gore assicura che la tv sarà libera e senza censura. Insomma, complete mani libere. Staremo a vedere nel frattempo tanti auguri.

La pubblicità su internet è in forte crescità anche in Italia. Secondo lo IAB italia (Internet Advertising Bureau) la crescità rispetto al 2007 è del 40% nonostante i venti di recessione che ammonta ad un giro totale d’affari di un miliardo di euro.  La pubblicità avanza sopratutto su portali e motori di ricerca (Google in particolare) da parte del comparto auto e del setttore telecomunicazioni. Nonostante poche eccezioni, la pubblicità on line in Italia è ancora poco sfruttata dalla piccola e media impresa e per questo lo Iab auspica un allargamento della richiesta di pubblicità on line anche da parte di un pubblico di aziende più ampio. La pubblicità on line cresce, ma i publisher, i distributori di pubblicità pay per click del sistema Adsense, battono cassa. I rendimenti infatti sono decisamente calati a seguito della crisi del dollaro. Google infatti paga ad ogni publisher una “cedola” ogni 100 dollari di pubblicità, che si riduce, con il cambio attuale, a poco più di 60 euro. Se quindi il calo delle entrate potrebbe indurre molti webmaster ad andare verso altre forme di incasso, il problema rimane, in quanto il sistema adsense per il momento è l’unico efficace sul mercato della pubblicità. Se quindi la pubblicità in genere cresce sembrano soprattutto i grandi portali ad ottenere maggiori introiti grazie alla finalizzazione di contratti “pesanti” con aziende di rilievo. Il rischio è alle porte: l’entrata di grandi player sul mercato e la crisi del dollaro potrebbero in futuro restringere sempre più il numero di distributori di pubblicità on line.

Abbiamo avuto esperienza di come qualsiasi cosa che entri su internet non possa più uscire. La nostra identità personale (blog di Sollecito, Gabriele Sandri) così come le dichiarazioni dei redditi una volta entrati nella rete è pressochè impossibile oscurarli o renderli invisibili. Le cache dei motori di ricerca, i programmi peer to peer come Emule renderanno immortali le nostre carte di identità virtuali. Per questo sarà possibile sapere sempre di più sul nostro vicino scrivendo su Google (o God Google) il suo nome e cognome. Lo stesso per i video su YouTube rimossi che possono essere comunque intercettati con programmi appositi come già visto su questo blog. E allora possono mettersi di mezzo tutte le leggi e le normative (antiquate) che si voglia, ma è impossibile bloccare l’informazione che è uscita una volta in rete. Quindi pensateci bene la prossima volta: se vorrete rimanere riservati è meglio stare alla larga da internet.

Che la rete italiana sia fragile, fragilissima ce ne siamo accorti da tempo. Se le infrastutture in questo paese sono ormai ferme da quarant’anni anche la rete internet, ben più giovane, incomicia a mostrare i segni della sua vecchiaia. La conferma arriva dall’episodio di lunedì 5 maggio in via Caldera a Milano dove una centralina ha smesso di funzionare per un’ora e mezza. Il blocco di quello che viene chiamato Mix (Milan Internet Exchange) che permette la connessione tra i grandi provider di rete internet ha generato il blocco di siti grandi siti web residenti ed il rallentamento in generale del traffico internet italiano.  Il problema è che il Mix gestisce una stragrande maggioranza del traffico: un problema in via Caldera significa fermare tutto l’internet italiano. Perchè non creare un secondo nodo di interscambio? Alcuni tentativi di creare un analogo punto di scambio a Roma ci sono già stati, ma con scarsi risultati. Il punto è che se viene affondato il Mix non c’è alternativa: siamo condannati alla stessa sorte di Egitto e India di  qualche settimana fa.

Google è l’azienda del presente e del futuro. Secondo la ricerca di BrandZ Ranking Google ha il primo brand nel mondo che vale la modica cifra di 86,1 miliardi di dollari mettendo in fila aziendine come Microsoft, Coca Cola, Ibm, Apple, McDonalds e Nokia. E del resto questo rispecchia il prossimo futuro: con l’incremento di introiti pubblicitari sul motore di ricerca a danno della tv sarà come creare un “broadcasting network” mondiale che attrae consensi, share e soldi, non solo da un paese ma da tutto il mondo. Nel giorno dell’ Earth Day, auguri Google.

E’ notizia di oggi il tentativo (forse, ultimo) di Skype di riprendersi una bella fetta di mercato lanciando un’offerta aggressiva nel mondo della telefonia. Chiamare con 3 euro al mese tutti i telefoni fissi di un paese.

Un lancio che viene interpretato come l’ultimo tentativo di tappare i buchi nella società fondata da Zennstromm e che dopo l’acquisto da parte di Ebay non ha reso come sperato dimezzando il suo valore.

A mio avviso anche questa è una trovata di corto respiro. Molti utenti ormai sanno che è possibile chiamare (quasi gratuitamente) i telefoni fissi in tutto il mondo utilizzando sistemi come VoipStunt che prevedono di chiamare con soli 10,00 euro ogni 6 mesi tutti i telefoni fissi di tutto il mondo. Soli 20,00 euro all’anno per chiamare i fissi di tutto il mondo? Si, e quando tutto questo verrà a conoscenza dei più sarà molto difficile rimanere sul mercato per molti operatori che oggi continuano a far pagare scatti alla risposta, dazi, balzelli…

E se ripartiamo, ripartiamo dall’argomento clou di questo mese e mezzo: le elezioni politiche. Dal punto di vista della partecipazione Web 2.0. sono state veramente un flop. E questo è molto triste per un paese che dovrebbe essere all’avanguardia come l’Italia. Poche piattaforme partecipative (stile CNN-YouTube) e poco utilizzo della rete in genere come strumento di comunicazione. A parte qualche eccezione:

1) L’exploit dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro può essere addebitato in parte all’utilizzo massivo della rete e dei video su YouTube. Mi viene in mente in particolare l’ultimo dove Di Pietro mostra la tessera della P2 di Berlusconi e la sua laurea in giurisprudenza

2) Un tentativo di piattaforma elettorale spinta da Antonio Mattina sul Sole24ore on line che consisteva nel sistema di caricamento delle domande video da porre ai vari candidati.

3) Qualche video chat del Corriere o di Repubblica. Ma poca cosa in quanto tutto è ancora troppo mediato dal giornalista di turno

4) Un esperimento da parte di Blogosfere di monitorare tutta la campagna elettorale tramite un’inviata speciale che riprendeva con un videofonino tutti gli apputamenti politici da una parte all’altra dell’Italia.

Per il resto un po’ di pay per click (che ormai non è più questa grande invenzione) e poco altro. Veramente deludente l’utilizzo di internet nella politica italiana. I maggiori partiti hanno sfruttato i loro siti tramite un sistema up-down molto simile al sistema di comunicazione televisivo che impone il proprio messaggio dall’alto.

C’è da fare ancora tanto in questo paese…

Ciao a Tutti, da oggi inizia nuovamente internet – news.it

Dopo una lunga pausa di riflessione e soprattutto di duro lavoro potrò riprendere (gradualmente) a scrivere sul blog.

Ringrazio tutti i lettori che sono stati tanti nonostante questo mese e mezzo di inattività.

Progetti per il futuro? Continuare a scrivere regolarmente e aggiornare i miei progetti di video tutorial che ancora non sono stati portati a fine (nonostante le richieste di molti di voi).

Grazie per la comprensione… e ora a lavoro!

Gino Silvatici