Inizia la settimana calda per le primarie del Partito Democratico. Il dibattito tra i candidati è apparso un fiacco e soprattutto per quanto ci riguarda l’utilizzo di internet non è stato così importante. Nonostante infatti i video di Letta su YouTube, qualche apparizione di Veltroni e le presenze di Adinolfi, internet poteva essere usato maggiormente per rendere più acceso il dibattito e più consapevoli gli elettori. E’ innegabile che il risultato sarà prebiscitario a favore di Veltroni, ma il confronto con i cittadini doveva essere più diretto utilizzando maggiormente internet. Se compariamo infatti quello che sta accadendo negli Stati Uniti, durante le primarie dell’altro partito Democratico (quello più grande..), notiamo da subito quanto internet e politica in Italia siano ancora agli albori del loro legame. A parte le domande fatte da Repubblica con le risposte dei candidati e la possibilità di votare la risposta da parte dei lettori e l’utilizzo del pay per click da parte di Gawronski, non si è visto nient’altro di innovativo. I siti internet dei candidati e i loro blog “spenti”, con una presenza soltanto di circostanza. Il dibattito negli Stati Uniti è invece infiammato da strumenti come YouTube – Cnn- Debate, Mtv – Myspace – Dialog e Yahoo Debates (il più interessante). Tramite questi strumenti è infatti possibile rivolgere domande dirette al candidato alla guida del Partito Democratico. E le domande possono essere tra le più disparate e impertinenti. Per non parlare degli investimenti che sono stati fatti su Internet dai singoli candidati per produrre video e altro finalizzati ad attrarre voti. La scarsa diffusione di Internet in Italia e la concezione di un media da smanettoni da parte delle sfere alte della società si riflettono quindi anche nel legame tra la rete e la politica. C’è da fare di più e da cambiare strategie di comunicazione. Siti internet:non va. Cercare di continuare ad accentrare tutto sui cari vecchi media, censurando i nuovi, sarà un errore che con il passar del tempo e delle generazioni creerà sempre più una selezione distinguendo quali sono i politici adeguati alle relazioni sociali 2.0, e quali no, determinando a nostro giudizio quali avranno successo, e quali no. Beppe Grillo docet.