“Salve, siamo dell’associazione Vividown”, così iniziava il video caricato su Google Video dove quattro ragazzini insultavano e deridevano un compagno disabile.
Il filmato, prontamente rimosso, ha fatto scattare l’indagine da parte della procura di Milano nei confronti di quattro dirigenti del gruppo di Mountain View, responsabile della piattaforma di condivisione video, per aver consentito che venisse diffuso su internet un filmato in cui i minorenni “ledevano i diritti e le libertà fondamentali nonchè la dignità degli interessati”.
Chiuse le indagini contro i quattro esponenti di Google
I quattro studenti protagonisti dell’aggressione sono stati quindi affidati a un’associazione torinese che tutela i disabili e dovranno dimostrare ai giudici l’avvenuto recupero sociale per evitare il processo penale, mentre per i quattro dirigenti di Google, indagati per diffamazione e per non aver esercitato il controllo dei dati personali, le indagini si sono concluse il 20 giugno e dovrà ora essere il gip a decidere se rinviarli a giudizio o se proscioglierli dalle accuse. La società Google Italia si è difesa dalle accuse, con un comunicato stampa, dichiarando che “i filmati pubblicati dagli utenti vanno in linea automaticamente e non c’è nessun filtro editoriale preventivo”. A detta della “grande G” tutta la perizia del caso è stata utilizzata cancellando immediatamente il video subito dopo esser stato segnalato. A loro favore gioca infatti l’applicazione della direttiva europea sul commercio elettronico (2000/31/CE) che rende irresponsabili gli Internet Service Provider per le attività degli utenti con l’unica eccezione di procedere alla rimozione dei contenuti, a seguito della venuta a conoscenza di atti illegali.
Video e bullismo a scuola su YouTube
E’ solo uno dei tanti episodi di bullismo che si trovano sui video di Google o di YouTube. Il problema infatti è serio e lo dimostra la circolare dell’ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni ,che vieta l’utilizzo dei videofonini a scuola con sanzioni amministrative molto severe per i trasgressori. Ma se il vecchio libro di testo serve solo ad appesantire lo zaino, in classe telecamere e videofonini la fanno da padrone. E’ ormai diventata una “moda” tra gli i giovani utenti del Web, che sono nella maggioranza under 20, consultare o caricare video che riguardano la triste realtà della scuola. Troviamo di tutto: dalla professoressa che gioca a calcio con una lattina tra i banchi, spettacoli soft porno, defilè di moda, videoclip musicali, candid camera. Un palinsesto completo simile a quello di una vera emittente tv , dove è il trash il filo conduttore. Tra “i programmi” più visti ci sono le risse, in alcuni casi veri e propri incontri di Wrestling: pugni e calci in classe durante la ricreazione o in attesa dell’insegnante che in alcuni casi possono diventare veri e propri atti di violenza da ricondurre davanti al giudice, proprio come nel caso del povero disabile maltrattato che probabilmente non sarà né il primo né l’ultimo. Togliere del tutto un video su YouTube è infatti abbastanza difficile. Per gli utenti più esperti esistono infatti programmi gratuiti reperibili in rete in grado di recuperare i video rimossi da YouTube, come DelTube o DeletedYouTube dove basta inserire il numero unico del video o l’url originaria. Un gioco da ragazzi. Il “reality show” della scuola italiana va in onda tutti i giorni su YouTube: le decine di migliaia di visualizzazioni rivelano il gradimento dell’utenza internet verso questo tipo di contenuti. Un fenomeno in espansione come dimostra la creazione di spazi monotematici (per es. ScuolaZoo) per caricare e visualizzare video girati in classe dagli stessi studenti.
New Media e contenuti video user generated content
I New Media, nel Web 2.0, facilitano questo tipo di approccio: è l’utente che genera direttamente il contenuto verso altri utenti . Nessun filtro, nessuna protezione come nella diffusione dei contenuti tipica dei network radiotelevisivi, dove uno trasmette a tutti. In questo modo Internet dà popolarità all’uomo della strada, crea fenomeni e nuove attrazioni. E aumenta la voglia di protagonismo e di apparire sul piccolo schermo del PC. Come già presagiva Andy Warhol: “nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”. Anche gli studenti ci provano, ispirati dall’assenza di valori e di un’educazione sana, usando YouTube e le altre piattaforme, pur rischiando di andare davanti al giudice. La popolarità giustifica (tutti) i mezzi.
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