Internet ha rivoluzionato il mondo dei media, e questa ormai è una certezza assoluta. Internet ha condizionato i mezzi di comunicazione tradizionali tanto da trasformarli al punto di divenire essi stessi dipendenti proprio dal Web.
Il caso più eclatante riguarda i network televisivi che stanno mettendo i loro archivi di filmati su You Tube, così come le radio che mettono le loro trasmissioni in podcast, ecc.. Da questo punto di vista Internet ha modificato l’accessibilità ai Media da parte del grande pubblico divenendo di fatto un mezzo di comunicazione di alta democraticità. L’avvento del Web 2.0 ha reso possibile produrre se stessi in un video, dare voce e visibilità a persone senza necessità di alcun filtro. Non è necessario aver fatto un provino per cantare su internet, non è necessario aver superato l’esame di giornalismo per scrivere su un sito. Il cantante Mikka, oggi noto a tutti, viene da Internet, ed è l’esempio lampante di un artista nato nell’era del Broadcast Yourself. L’accesso quindi al media è molto più semplice rispetto a radio, giornali e televisione e questo ha certamente aumentato la democraticità del mezzo e ha reso molteplici le fonti di informazioni e intrattenimento. Tanto molteplici da renderle invisibili nella maggioranza dei casi: se infatti un sito-programma su internet non si trova nelle prime pagine di Google rimane fuori dall’Olimpo dell’audience di Internet. In America alcuni siti internet e video autoprodotti sono più visti rispetto a un programma in Prime Time, causando probabilmente a lungo andare uno spostamento delle scelte di marketing pubblicitario delle aziende dalla Tv verso Internet. Questa molteplicità – democraticità ha anche lo svantaggio di creare, talvolta, un “intrattenimento” di scarso valore o di cattivo gusto, come i video a sfondo sessuale o i siti pedofili, che ci può stare nell’ampiezza del fenomeno, che fa della deregulation il suo punto di forza. Nell’ambito quindi di questo processo si trova anche la carta stampata. Negli Stati Uniti da un po’ di tempo si parla della possibilità di non stampare più quotidiani del calibro del New York Times e del Wall Street Journal e di renderli disponibili unicamente su Internet a costo zero per il lettore, con guadagni percepiti dalla pubblicità degli inserzionisti. Un concetto che avvicina molto i giornali anche alla Tv generalista, dove non si paga per vedere ma paga chi vuol farsi vedere. Nell’ambito dell’informazione il trend sta facendo sì che il giornalista diventi sempre più blogger, questo perchè il Blog ha il vantaggio dell’interattività di cui il giornale stampato non può disporre. I giornalisti si servono molto dei Blog perchè lì trovano notizie e analisi “dal basso”. Ma si sta creando anche il processo inverso: il Blogger diviene giornalista accreditato alle manifestazioni di opinione pubblica e diviene accentratore di consenso. (cosa che farà arrabbiare molto i giornalisti professionisti…) Le grandi aziende, durante il lancio di un prodotto, invitano allo stesso modo i grandi bloggers come i giornalisti in quanto entrambi accentratori e portatori di opinione pubblica. Nell’ambito quindi di una così ampia sfera di intrattenimento – informazione con tantissimi network internet bisognerà capire come sarà possibile censurare e bloccare la rete. Come sarà possibile manipolare le idee e i modi di pensare. Come sarà possibile, nel mondo di internet e del Web 2.0, avere in mano tutta l’informazione e l’intrattenimento?
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